1. In Occidente non siamo abituati a pensare al sogno come a una matrice creativa generatrice di narrazioni e pensieri.
2. L’umanità ha sempre sognato – nella Torah Giacobbe sogna e iI sognare stesso gli appare come un ponte come una scala animata da un grande via vai tra l’al di qua e l’al di là.

3. Sogniamo per immagini per non-ancora-pensieri. Una prematura riduzione concettuale allontana da quel lavorio per immagini che può rendere fertili i concetti
4. I sogni tendono al risveglio. Chiedono attenzione e scelta rispetto a ciò che ci cade addosso nella notte.

5. “Voi bianchi sognate di voi stessi” – dice lo sciamano Yanomami Davi Kopenawa – “noi sogniamo la foresta-mondo.”

6. La libera associazione è il modo in cui iil desiderio latente del sogno viene trasformato in pensiero. la libera associazione è un’attività di pensiero libera e ‘sovversiva’ che può contribuire a creare zone di ricerca temporaneamente autonome
7. Lavorando sui sogni a anche sui pensieri in questa modalità il gruppo si trasforma in una costellazione portatrice di un multiverso di significati e di relazioni, che ha consistenza senza bisogno di essere guidato o unificato da ‘qualcuno’.
8. Ciò che costruisce questa Matrice è la risonanza tra sogni, non la relazione fra i sognatori; le interpretazioni personalistiche boccano la risonanza. Ogni sogno raccontato e ogni pensiero va accolto come qualcosa che chiede di essere esplorato con altre immagini. La chiave è l’attivazione immaginale condivisa.

9. Lavorare in questo modo può sollecitare la nostra “capacita’negativa”, ossia la capacita’ di tollerare il dubbio e l’incertezza senza rifugiarci in spiegazioni premature e in identificazioni eccessive con i pensieri già pensati.
10. Nella veglia tendiamo a pensare il già pensato. Nel sogno i pensieri non ancora pensati ci chiedono di essere pensati.