Un podcast in fuga

Ecco unsassonellostagno – il primo podcast in fuga per compagni di traversata che ho pensato come contributo di Clinica della crisi alla settimana antirazzista. Anche se trovo le ricorrenze della memoria un po’ paradossali rispetto ai processi più profondi che ci portano a ritrovare il senso di ciò che dalla storia ci chiede attenzione e conto, a volte esse permettono slanci creativi come la nuova fanzine Antirazine frutto di una call lanciata da Razzismo Brutta Storia a collettivi e persone razzializzate e che troverete in distribuzione gratuita a partire da domani in molte librerie Feltrinelli…

A proposito di politiche dell’identità (di cui provo a dire qualcosa nel podcast) mi piace molto la prospettiva di Bayo Akomolafe che riporto alla fine del podcast e che condivido per iscritto anche in questa breve intro. Bayo destituisce radicalmente la nostra ansia di soluzioni facili e insiste sulla obbligata comunione col reale a cui la pandemia (e la storia) ci obbligano – una battuta d’arresto che potrebbe aiutarci a cogliere i lineamenti di una “costellazione”storica di tracce che ci contaminano e invitano a un diverso registro di appartenenza al mondo e alla terra…

«Penso alla Nerezza – dice Bayo – come una magia in fuga, una ‘queerness’ atmosferica che turba i rigidi bordi con cui le cose vengono nominate, possedute e usate» Bayo rivendica l’idea che a una politica decoloniale per i nostri tempi abbia bisogno di cartografie su come disfarci e perderci insieme e ci invita a diffidare da quelle categorie imperialiste di salvezza che sono già luoghi di cattura. Forse è meglio trovare un’idea sostenibile di perdita. 

Cito un passaggio dal suo blog: 

«La mia nerezza non è un’identità, stabile e certa come una macchia su una tovaglia bianca. La mia nerezza è un principio nomade, una forza geologica che rivela l’altrimenti, che prende il largo da algoritmi di comodo, un’evocazione fiera in un linguaggio così segreto che le parole stesse non sanno di esser parte dell’incantesimo. La mia nerezza è un’invito alla sensualità della caverna, all’ospitalità della crepa nel muro. La mia nerezza è ciò che accade quando la perdita impara a toccarsi, quando un popolo viene spinto sull’orlo apoicalittico delle acque Atlantiche e pure continua a farsi portatore di una strana speranza . La mia nerezza è la promiscuità creola ai confini del bene. La mia nerezza è il miracoloso compostaggio dell’identità.»

Buona visione e aspetto i vostri feedback…

fab