contro la grande disfatta del mondo

burning-city-in-the-garden-of-earthly-delights-hell-right-panel-detail

«il primo passo verso la costruzione di un mondo alternativo dev’essere il rifiuto dell’immagine del mondo impiantata nelle nostre menti e di tutte le false promesse usate ovunque per giustificare e idealizzare il bisogno criminale e insaziabile di vendere.»

Nel 2001 veniva pubblicato sulla rivista Lo Straniero un articolo di John Berger che mi sembra ancora straordinariamente efficace nel descrivere lo stato delle cose. E’ stato ripubblicato da Bollati Boringhieri nella raccolta Modi di Vedere (2004). Il brano era stato scritto all’epoca di ‘un nuovo mondo è possibile’ , prima del G7 di Genova, prima dell’11 settembre, prima di Trump, di Elon Musk e dei viaggi su Marte, prima della pandemia e della guerra… Ma dai sette frammenti di cui parla Berger capiamo che questi eventi hanno alle spalle una storia o un’ombra lunga – l’ideologizzazione del religioso, la battaglia per recuperare agency  ma compensando la perdita di referenti simbolici che permettono di leggere e interpretare il mondo. Insieme alla critica serrata alla logica intrinseca dell’economia finanziaria e del liberismo selvaggio e alle conseguenti miopi geopolitiche che frammentano ulteriormente e violentemente il mondo.  Contro il senso di impotenza e minorità che affligge buona parte del mondo, non ci si può stancare di demitizzare, come fa Berger, la favoletta dell’economia sovrana.  Ora lo ripropongo.

«A volte nella storia della pittura si possono trovare strane profezie che l’autore non ha inteso come tali. Quasi come se il visibile potesse vivere i suoi propri incubi. Per esempio, nel trionfo della morte di Brueghel, dipinto negli anni immediatamente successivi ai 1560 e oggi al Museo del Prado vi è una terribile profezia dei campi di sterminio nazisti. La maggior parte delle profezie, quando sono specifiche, sono forzosamente cattive, poiché nel corso della storia vi sono sempre nuovi terrori. Persino quando qualcuno di essi si easurisce non compaiono nuove felicità – la felicità è quella di sempre. Sono le forme di lotta per raggiungerla che cambiano. Mezzo secolo prima di Brueghel, Hieronymus Bosch dipinse il suo Trittico del millennio, anch’esso al Prado. Il pannello di sinistra del trittico mostra Adamo ed Eva in Paradiso, il grande pannello centrale raffigura il Giardino dell’Eden, e il pannello di destra descrive l’Inferno. E questo inferno è diventato una strana profezia del clima mentale imposto al mondo (…) dal nuovo ordine economico.

Lasciate che provi a spiegare come. Il simbolismo impiegato nel dipinto non c’entra. Probabilmente i simboli di cui Bosch si serve provengono dal linguaggio segreto, proverbiale, eretico di certe sette millenaristiche del xv secolo, le quali ereticamente credevano che, se si fosse potuto sconfiggere il male, si sarebbe riusciti a costruire il paradiso in terra. Gli studi che parlano delle allegorie presenti nella sua opera sono innumerevoli. Tuttavia, se la visione che Bosch ha dell’inferno è profetica, la profezia non sta tanto nei dettagli … che pure sono ossessivi e grotteschi – quanto nell’insieme. O, per dirla in altro modo, in ciò che costituisce lo spazio dell’inferno.

L’orizzonte è del tutto assente. Non vi è continuità nelle azioni, non vi sono pause nei percorsi, non vi è un disegno, un passato, un futuro. Vi è solo il clamore di un presente disparato e frammentario. Le sorprese e le sensazioni sono ovunque, ma manca qualsiasi via d’uscita. Niente porta a niente: tutto si interrompe. Siamo di fronte a una specie di delirio spaziale.

bosch_inferno_musicisti

Confrontate questo spazio con quello dell ‘inserto pubblicitario standard, o del notiziario tipo della CNN o di qualslasl commento alle notizie del giorno proposto dai mass media. La stessa incoerenza , la stessa giungla di emozioni sconnesse tra loro, lo stesso parossismo. La profezia di Bosch annuncia l’immagine del mondo che ci viene comunicata oggi dai media (…) Entrambi sono come un puzzle i cui molti pezzi non stanno insieme. Ed è esattamente questa la parola usata dal subcomandante Marcos in una lettera dell’anno scorso a proposito del nuovo ordine mondiale. Scriveva dal Chiapas, dal Sud-Est del Messlco. Marcos vede il pianeta di oggi come il campo di battaglia della quarta guerra mondiale. (La terza è stata la cosiddetta Guerra Fredda). Lo scopo dei belligeranti era la conquista dell’intero mondo attraverso il mercato. Gli arsenali sono finanziari; e turtavia non passa momento senza che milioni di persone vengano mutilate o uccise. II fine di chi conduce la guerra è governare il mondo da centri di potere nuovi e astratti – megalopoli del mercato, che non saranno soggetti ad altro controllo che quello della logica dell’investimento. Nel frattempo nove decimi delle donne e degli uomini del pianeta vivono con i segmenti scomposti di un puzzle che non sta insieme.

La segmentazione del pannello di Bosch è talmente simile che quasi mi aspetto di trovarvi i sette frammenti nominati da Marcos.

Il primo frammento porta il simbolo del dollaro ed è verde Consiste nella nuova concentrazione della ricchezza mondiale in mani sempre più numerose e nell’estensionme senza precedenti di disperate povertà.

Il secondo è triangolare ed è fatto di di una bugia. Il nuovo ordine afferma di razionalizzare e modernizzare la produzione e la fatica degli esseri umani . In realtà si tratta di un ritorno alla barbarie degli inizi della rivoluzione industriale, con l’importante differenza che oggi tale barbarie sfugge a qualsiasi opposizione o principio etico. Il nuovo ordine è fanatico e totalitario. (All’interno del suo stesso sistema non vi sono appelli. Il suo totalitarismo non riguarda i politici – che, in base a un suo preciso calcolo, sono stati soppiantati – rna il controllo monelario globale). I bambini, per esempio. Nel mondo ci sono cento milioni di bambini che vivono nelle strade e duecento milioni che fanno parte della forza lavoro globale.

II terzo frammento è rotondo come un circolo vizioso. Consiste nell’emigrazione forzata. I più intraprendenti tra coloro che non possiedono nulla tentano di migrare per sopravvivere. Eppure il nuovo ordine opera notte e giorno sulla base del principio che chiunque non produce, non consuma e non ha denaro da mettere in banca, è ridondante. Dunque i migranti, i senza terra, i senza tetto sono trattati come rifiuti del sistema: vanno eliminati.

Il quarto frammento è rettangolare come uno specchio. Consiste nella scambio ininterrotto tra banche commerciali e racket mondiali, perche anche il crimine va globalizzato.

Il quinto frammento è grossomodo un pentagono. Consiste nella repressione fisica. Sotto il nuovo ordine gli Stati nazionali hanno perso la loro indipendenza economica, la loro iniziativa politica e la loro sovranità (La nuova retorica di molti politici è il tentativo di mascherare la propria impotenza politica) (…) Il nuovo compito degli Stati è gestire ciò che viene loro assegnato, proteggere gli interessi delle mega-imprese di mercato e, soprattutto, controllare e sorvegliare il ridondante.

trittico-del-fieno-particolare-delle-costruzioni-infernali

Il sesto frammento ha forma di scarabocchio ed è fatto di rotture. Da un lato il nuovo ordine abolisce frontiere e distanze attraverso la telecomunicazione istantanea di scambi e transazioni, zone di libero commercio obbligate (NAFTA), e l’imposizione ovunque dell’unica e indiscutibile legge del mercato; e dall’altro provoca la frammentazione e la proliferazione delle frontiere minando gli Stati – per esempio, l’ex Unione Sovietica, la Iugoslavia ecc. «Un mondo di specchi rotti – ha scritto Marcos – che riflettono la vana unità del puzzle neoliberista».

Il settimo frammento ha forma di sacca, ed è fatto delle tante sacche di resistenza al nuovo ordine che si stanno sviluppando in tutto il globo. Gli zapatisti nel Sud·Est del Messico sono una di queste sacche. Altri, in circostanze differenti, non hanno scelto necessariamente la resistenza armata. Le tante sacche non hanno un programma politico comune in quanto tale. Come potrebbero, dal momento che esistono all’interno di un puzzle spezzato? Eppure la loro eterogeneità può essere una prornessa. Ciò che le accomuna è che difendono il ridondante, ciò che sta per essere eliminato, e la loro convinzione che la quarta guerra mondiale è un crimine contro l’ umanità.

I sette frammenti non riusciranno mai a ricomporsi in modo da avere un senso. Questa mancanza di senso, questa assurdità è caratteristica del nuovo ordine. Come Bosch previde nella sua visione dell’inferno, non c’e orizzonte. II mondo sta bruciando. Ogni figura cerca di sopravvivere concentrandosi sul proprio bisogno immediato, sulla propria personale sopravvivenza. La claustrofobia, che qui raggiunge il suo grado estremo, non è provocata dall’affollamento eccessivo, ma dal vuoto di continuità tra un’azione e l’altra, che pure le è così vicina da toccarla. L’inferno è questo.

La cultura in cui viviamo è forse la più claustrofobica che sia mai esistita; (…) come nell’inferno dl Bosch, non si vede neppure di sfuggita un altrove a un altrimenti. Cio che è dato è una prigione. E, di fronte a un tale riduzionismo, l’intelligenza umana si riduce all’avidità. Marcos concludeva 1a sua lettera dicendo: «E’ necessario costruire un mondo nuovo, un mondo capace di contenere molti mondi, capace di contenere tutti i mondi ».

Il dipinto di Bosch ci ricorda – se le profezie possono essere definite un promemoria – che il primo passo verso la costruzione di un mondo alternativo dev’essere il rifiuto dell’immagine del mondo impiantata nelle nostre menti e di tutte Ie false promesse usate ovunque per giustificare e idealizzare il bisogno criminale e insaziabile di vendere. Abbiamo un bisogno vitale di uno spazio diverso. Innanzi tutto dobbiamo scoprire un orizzonte. E per farlo dobbiamo ritrovare la speranza – malgrado tutto ciò che il nuovo ordine pretende e perpetra. La speranza, però, è un atto di fede e va sostenuta con atti concreti. Per esempio, l’atto di avvicinare, di misurare le distanze e di camminare verso. Ciò porterà a collaborazioni che negano la discontinuità. l’atto di resistenza significa non soltanto rifiutare di accettare l’assurdità dell’immagine del mondo che ci è offerta, ma denunciarla. E quando l’inferno viene denunciato dall’interno, smette di essere inferno.

Nelle sacche di resistenza oggi esistenti, gli altri due pannelli del trittico di Bosch, dove compaiono Adamo ed Eva e il Giardino dell’Eden, possono essere studiati a lume di candela nell’oscurità… abbiamo bisogno di loro.

The_Garden_of_Earthly_Delights_by_Bosch-mountains

Mi piace citare ancora una volta il poeta argentino Juan Gelman:

La morte stessa è giunta con la sua documentazione

ancora una volta riprenderemo la lotta /

ancora una volta ricominceremo (…)

contro la grande disfatta del mondo

piccoli compañeros che mai finiscono

o che bruciano come fuoco nella memoria

ancora

/ e ancora

/ e ancora»