Nella raccolta “L’Europa di Simone Weil” c’è un bellissimo saggio di Maria Concetta Sala su discernimento e risveglio nella filosofia di Weil che tocca molti dei punti che stanno a cuore alla Clinica della Crisi. Dopo aver descritto l’attuale radicale dissesto che prosegue nello sconquasso e nel falso mito della crescita infinita, Sala evoca i segni di un modo di pensare e agire altro «che non concerne meramente le rovine in atto o un ritorno al passato o una prospettiva futura ma che mette in questione tutto perché si fonda sull’asserzione incontrovertibile che l’umanità si compone di uomini e donne (…) e che la posizione delle donne non a caso è oggi cruciale in quanto segno di un’alterità sempre a rischio di assimilazione che tuttavia continua a interpellare logiche obsolete e ad anelare all’indipendenza simbolica da tutto ciò che rivendica una prospettiva unica, tesa a inglobare le differenze.

Il rischio di ricadere in dimensioni discorsive totalizzanti (il fascismo inconscio di Foucault) c’è sempre ma “Vi è in piccole comunità, associazioni, gruppi disseminati sul territorio un germogliare di esperienze partecipative e di pratiche che scommettono su un cambio di civiltà intaccando i dispositivi di potere e traducendo una forma di politica non istituzionale il cui motivo ispiratore è “l’amore per tutto ciò che è vivo”»… Solo nella “coesistenza insieme a noi di tutti gli esseri e di tutte le cose” scriveva Simone Weil “non si sarà più avidi di dominio e ricchezza” che servono solo “a diminuire la parte di tutto ciò che è altro sa sé“.

Sala scrive pagine significative su quella che oggi chiamiamo co-vulnerabilità, per una politica della relazione tra «soggetti diversi, interdipendenti, dipendenti e insieme liberi» ma si chiede quanto le attuali psicopolitiche, malgrado la gravità dell’emergenza ambientale, ancora offuschino la visione di un mondo-bene comune, e la necessità di pensare la giustizia della condivisione. E ciò comporta un cambiamento radicale di prospettiva, la deideologizzazione delle pratiche per «procedere senza tradurre le tensioni in guerre, accettando al contrario le contrapposizioni presenti in ogni forma di comunità senza volerle mutare in conversioni» Per far questo « non rimane che operare per l’erosione graduale delle barriere immunitarie senza denigrare la paura dell’insicurezza e l’incertezza della perdita di riferimenti che di fatto condividiamo con ogni altro straniero quale che sia, uomo, donna, di qualunque età e di qualsiasi luogo e anzitutto con l’altro l’estraneo che ci abita.»

«Nel 1943 Simone Weil scriveva a proposito dell’insufficienza della civiltà occidentale moderna – compresa la nostra concezione della democrazia – mettendo in guardia contro l’eventuale hitlerizzazione del globo terrestre ma anche contro la sua americanizzazione.» E auspicava che l’Europa potesse mantenere uno sguardo rivolto al futuro ma riconoscendo il tesoro dei saperi altri. «Il contesto è completamente mutato e per molti versi si rivela più allarmante di allora dato che l’ americanizzazione del globo terrestre è di fatto avvenuta e si combina con ossessivi richiami a “suolo e sangue” che rimandano a “tempi bui” cui ci illudevamo di essere definitivamente scampati. Eppure grazie alle recenti ondate migratorie i contatti più o meno nuovi, veri , profondi e i conflitti più o meno mediati e pur sempre laceranti con coloro che arrivano dall’Africa come dall’Asia, pur riaccendendo forme inveterate di antagonismo e di chiusura mentale e pur fomentando istanze immunitarie, rimettono in gioco il mondo comune non solo come campo di battaglia ma anche come luogo di incroci, dove si producono scintille di umanità e circolano energie che, se ben accolte, avrebbero il pregio di risvegliare noi europei (…) Certo non è facile accettare che per rimanere spiritualmente vivi abbiamo bisogno di coloro che i rappresentanti delle potenze imperialistiche, coloniali e poscoloniale e i loro subordinati hanno ridotto allo stato di cose, di materiale umano, con una politica di asservimento, con il denaro e con le armi, ma basterebbe che anzitutto ognuno/a a partire da sé abbandonasse ogni senso di superiorità e/o colpa e rinunciasse a occupare la scena del mondo restando nel mondo (…) perché in definitiva su questa Terra non siamo proprietari di alcunché , siamo semplici ospiti temporanei.»
art by Shaun Tan
