Il nuovo soggetto della rivoluzione è il vivente

Condividiamo qui come sta diventando un abitudine di clinica della crisi una piccola traduzione corsara di un brano tratto da un breve intervento di Paul B. Preciado, nella seconda giornata seminariale di ottobre al Centre Pompidou, sulla costruzione di un corpo rivoluzionario come “corpo erotico dissidente” pensato anche come il corpo della Terra, come soggetto vivente nella sua co-vulnerabilità ma anche nella sua interdipendenza strutturale che si oppone alla violenza strutturale che subisce e che subiamo. Preciado riprende su un altra ottava il discorso sulle alleanze limpidamente enunciato da Achille mbembe in un seminario riportato su questo blog pochi giorni fa.

Ed ecco la trascrizione di parte dell’introduzione di Paul B. Preciado:

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«Non per cercare mere alleanze tra identità plurali, tra omosessuali, donne, trans, disabili – ma, come ho cercato di dirvi ieri, per inventare una “somateca“ [un archivio dell’esperienza dei corpi NdT]  rivoluzionaria un corpo erotico dissidente, per fabbricare collettivamente la libertà.

Non siamo definiti unicamente in termini di classi sociali

non siamo neppure definiti unicamente in quanto forze produttive 

e non possiamo neppure definirci unicamente come donne 

perché non siamo semplicemente una forza riproduttiva.

Non possiamo neppure essere ridotti e ridotte unicamente alla razza 

perché non siamo semplicemente un corpo di estrazione coloniale.

Non possiamo essere ridotti unicamente alla nostra disabilità 

perché non siamo solo un corpo in scacco produttivo.

Queste definizioni sono insufficienti perché queste tassonomie sessuali, di genere, di razza, di disabilità, inventate dalla modernità capitalista patriarco-coloniale sono precisamente quelle che vogliamo superare.

Non ci proponiamo, in ogni caso io non vi propongo qui, una relazione dialettica Uomo/donna nero/bianco omosessuale/eterosessuale, cis/trans valido/invalido…

Perché sappiamo che queste opposizioni binarie  sono il problema e non la soluzione.

Tutti i noi della storia sono nostri.

Proponiamo – in ogni caso io vi propongo – 

una secessione rivoluzionaria e non identitaria:

La nostra sfida politica è di articolare le diverse serie delle dissidenze eterogeneee di collegarle – di fatto più o meno come si connette una presa per far partire una macchina – senza totalizzarle senza unificarle in termini di identità o di ideologia.

Universalizzare la lotta  singolarizzandola.

Si tratta di costruire un’insurrezione che ieri ho chiaato somatopolitica

Una rivolta dei corpi contro i dispositivi di estrazione e appropriazione di energia e di potere da parte del capitalismo patriarco-coloniale

Per qualche  istante – ogni volta forse – nel corso del processo rivoluzionario  potrà sembrare che i soggetti politici – da un punto di vista sociologico – siano le donne, i migranti, le persone razzializzate, gli omosessuali, i trans, i disabili, ma lo spazio politico nel quale la lotta si articola e diventa effettiva è sempre quello dell’invenzione di una nuova ‘somateca’, di un nuovo corpo vivente e connesso E’ dunque inutile cercare un nuovo soggetto politico per la rivoluzione in corso come nei vecchi discorsi della sinistra comunista dove il soggetto era il proletariato.

Il nuovo soggetto della rivoluzione è il vivente in quanto vivente, il pianeta tutto in quanto unità di vita.

Ed è questa la domanda che vorrei porre oggi ai miei amici – come restare pienamente vivi come costruirci un corpo rivoluzionario.

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